Il 17 maggio ricorre la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia, la transfobia. Si tratta di una ricorrenza che viene celebrata dal 2004 ed è stata riconosciuta dall’Unione Europea e dalle Nazione Unite.
Venne istituita dopo 14 anni dalla decisione dell’Organizzazione mondiale della sanità di eliminare l’omosessualità dalla classificazione delle malattie mentali.
L’obiettivo della giornata è quello di promuovere e coordinare eventi internazionali di sensibilizzazione e prevenzione per contrastare il fenomeno dell’omofobia, della bifobia e della transfobia.
Il cammino per celebrare universalmente tale data risulta tuttavia ancora in salita.
Infatti ad oggi l’omosessualità è penalmente perseguibile in circa 64 paesi del mondo, senza considerare quei paesi in cui la stessa è condannata pur in assenza di una legge penale che la criminalizzi.
In alcuni de paesi sopra citati, la pena è la morte. Questi paesi sono: Arabia Saudita, Iran, Emirati Arabi Uniti, Afghanistan, Somalia, Mauritania e Yemen.
Recentemente il sultanato dei Brunei si è visto costretto ad abrogare il delitto di omosessualità, punito con la pena di morte, dopo un mese dalla sua approvazione a causa delle massicce proteste internazionali.
Libano, Tunisia, Sri Lanka e Guyana sono invece tra gli stati che stanno dibattendo sulla possibilità di espellere il reato di omosessualità dai loro ordinamenti.
Deve essere evidenziato come in molti di questi paesi la presenza del reato di omosessualità all’interno dei loro codici penalistici non sia il frutto di propri credi e comportamenti sociali, bensì sia stata un’eredità di epoca coloniale, in quanto i comportamenti omosessuali venivano censurati nelle madri patrie che esportavano così i loro modelli culturali e sociali.
Diversamente in altre aree geografiche del mondo vi sono alcuni paesi, in particolare quelli appartenenti alla regione asiatica, in cui l’omosessualità è censurata penalmente, ma è incentivata e maggiormente accettata la transessualità, poiché la transizione delle persone omosessuali rientrerebbe nell’ordine del binarismo di genere uomo – donna.
S postandoci lungo qualche parallelo sopra l’equatore, dall’altra parte del globo, oggi assistiamo a diversi tentativi da parte di alcuni stati dell’America del Nord che tentano di introdurre norme anti LGBT, che limitino la possibilità di accedere al matrimonio egualitario, normi anti-drag e norme che sfidano l’identità di genere, cercando di proibire la transizione per giovani ragazze/i che manifestino tale volontà.
Proprio in quelle terre in cui partì, negli anni ’60, la rivoluzione culturale e sessuale del movimento LGBT, oggi si assiste ad una progressiva involuzione dei diritti civili, che vede tra le prime vittime le donne e le persone LGBT.
L’Italia non è certo da meno, dopo l’approvazione delle unioni civili nel 2016, che risultavano già superate nell’anno della loro adozione, per la chiara volontà politica di chiamarle tali per distinguerle dal matrimonio, istituto sacro ad uso limitato delle persone eterosessuali, ed un tentativo fallito lo scorso anno di istituire una legge che ostacolasse i diritti legati all’omolesbobitransfobia, la strada è completamente sterrata.
Cantieri in vista non sembrano esserci, semmai si intravedono numerosi divieti di accesso e segnali stradali che indicano tutte le direzioni, tranne quelli della vera eguaglianza.