Il 25 aprile 2023 si festeggeranno 78 anni dalla liberazione dell’Italia dalla dittatura nazifascista, durata per un ventennio.
Dopo 78 anni questa ricorrenza ancora accende il dibattito tra coloro che la ritengono una ricorrenza fondamentale per alimentare il ricordo di cosa è stata la dittatura fascista in Italia, e coloro che invece la ritengono una festa divisiva.
Sicuramente nel 2023 il 25 aprile, oltre a ricordare un momento fondamentale nella storia della nostra repubblica, rappresenta una grande occasione per riflettere su come l’Italia, e gli italiani, si stiano adattando ai cambiamenti che assistiamo nella società.
È innegabile, difatti, che la composizione sociale italiana di oggi è una composizione che fino a qualche anno fa risultava inimmaginabile, con una comunità di migranti che abita l’Italia sempre più numerose, e con l’emersione di orientamenti sessuali e di genere fino a qualche tempo fa ancora tenuti nascosti, grazie alle nuove ondate dei movimenti femministi.
Questa sempre maggiore diversità di origine e culturale, non sempre viene vista di buon occhio e sempre più frequentemente assistiamo ad episodi di razzismo, sessismo, ed emarginazione del “diverso”.
Risulta, dunque, ancora più fondamentale festeggiare il 25 aprile, non solo per ricordarci di come l’Italia, unita, abbia sconfitto la tremenda dittatura che l’ha tenuta in scacco per 20 anni, ma anche per ricordarci dei principi che ispirarono la liberazione italiana e riportarli nella vita di tutti i giorni, anche 78 anni dopo.
La liberazione dell’Italia è stata, difatti, realizzata da uomini e donne che credevano in un’Italia libera, dove ognuno potesse essere libero dalla violenza, dove ciascuno potesse essere libero di essere sé stesso senza nascondersi, e senza doversi preoccupare di venire picchiato o messo in carcere per questo.
Solamente nel 2022 sono state registrate 1.379 aggressioni razziste, omotransfobiche, antisemite ed abiliste (fonte UNAR), senza contare poi le aggressioni che vengono perpetrate in rete ed attraverso i social network. Diventa, quindi, ancor più importante celebrare il 25 aprile, non solo per ricordare la pietra fondativa della nostra repubblica, ma per continuare ad alimentare la storia italiana con i valori che hanno portato tutti gli italiani e le italiane a ribellarsi ad un governo che li aveva piegati, economicamente, socialmente e fisicamente.
Chi oggi definisce divisivo il 25 aprile lo fa per meri fini propagandistici. Lo fa per continuare a relegare in un angolo le infinite diversità che si muovono nella composizione sociale italiana, e per mettere a tacere chi vorrebbe esprimere semplicemente sé stesso.
Lo fa per continuare a perpetrare quel clima di odio, violenza e sopraffazione che ha alimentato 20 anni di dittatura fascista.
Celebrare il 25 aprile, invece, significa accogliere le diversità, non escludere nessuno, e permettere a tutti di essere liberi nella loro diversità.
Ed allora anche per noi il 25 aprile diventa una festa divisiva. Perché c’è un prima ed un dopo il 25 aprile; perché prima del 25 aprile si stava peggio e dobbiamo fare di tutto perché non si torni mai, neanche per un secondo, a rivivere quello che migliaia di partigiani e partigiane hanno combattuto e vinto, anche a costo della vita.